(lunedì 17), nella puntata di Matrix, il vice direttore del Riformista era stato invitato, assieme ad altri ospiti fra cui una rappresentante del movimento studentesco, a riflettere sulle proteste che si stanno verificando nell’università. Ad un certo punto ha detto delle frasi che mi hanno leggermente sconvolta: secondo lui, oggi <<al mondo del lavoro la laurea fa un baffo>> e non capisce il senso di un corso come Scienze della Comunicazione perché é impensabile che <<l’università sforni 20000 giornalisti l’anno>>. Non era la prima volta che sentivo opinioni del genere provenire da professionisti del settore. In una edizione del tg1 in terza serata, circa un mese fa, David Sassoli, discutendo con un suo ospite dello stato di salute e dell’organizzazione dei vari corsi, rispose in questi termini a chi diceva che i ragazzi di oggi ci mettono troppo tempo per laurearsi e non in facoltà come Ingegneria o Fisica <<…ma in Scienze della Comunicazione…>>(aggiungeva lui), dopodiché abbassava lo sguardo. Sinceramente delle considerazioni del genere mi hanno fatto rimanere male… Voi che ne pensate? Perché, se avessero per qualche verso ragione, noi qua che ci stiamo a fare? E’ davvero così distaccato il nostro corso dal mondo del lavoro? E in particolare, qui a Lecce come stanno le cose? Sono così inutili le materie che stiamo studiando? Se sono la sola che ha voglia di parlarne, ignorate questo messaggio. Altrimenti, io penso che dovrebbe essere creata una sezione di questo blog, oppure del sito del corso, in cui si possa sempre discutere di questi “grandi interrogativi di fondo”; della serie: chi siamo? Perché siamo? E dove stiamo andando? Magari si potrebbe creare anche un’area in cui pubblicare tutte le offerte di lavoro fatte nel nostro territorio rivolte a noi studenti che abbiamo a che fare con l’ambito della comunicazione. Così potremo, forse, renderci conto dell’effettivo valore del nostro corso di studi così organizzato, e fungerebbe da incentivo per chi si vuole iscrivere o per chi, come me, ogni tanto viene preso da un momento di sconforto. Se poi i risultati dovessero essere negativi, almeno ne avremo consapevolezza… Sto sbagliando? Che ne pensate?
Aspirante lavoratrice.
Sono io che ho scritto l’articolo. La mia era ovviamente una provocazione, un discorso vago per sollecitare qualche intervento, ma ne vedo solo due… Vabbè ragazze ci abbiamo provato. Comunque lo sapete che ho risentito questo discorso anche sabato a Scalo76? Ma ci rimango molto male ogni volta, sapete? Anche perché in quest’ultimo caso, è una trasmissione rivolta proprio al pubblico giovane. E la proposta era quella di fare Infermieristica, che serve di più. Ognuno può avere le proprie passioni no? Chissà quanti studenti di Scienze della Comunicazione in tutta Italia si saranno almeno un poco risentiti. Anche io sono molto d’accordo sul fatto di lavorare subito e di fare tanta tanta gavetta, di accontentarsi un po’ di tutto. Mi dispiace che la mia idea della sezione su cui aprire un dibattito permanente non sia stata colta da nessuno però… In effetti sarebbe una buona cosa. Soprattutto se creiamo un’area dove inserire le offerte di lavoro rivolte al nostro settore, in modo da aveere un raffronto concreto con la realtà. Mi aspettavo che rispondesse anche qualche prof però, visto che, delle volte, i nostri insegnamenti vengono ritenuti “inutili”. Vabbé… sarà per un’altra volta…
Davvero interessante come spunto di riflessione. Purtroppo è così, diciamocelo senza mezzi termini: il nostro corso di laurea è tra quelli che vengono considerati “facili”, nel migliore dei casi…per non dire “inutili”. E la lista dei sostenitori di questa tesi non comincia con Sassoli nè termina con il più noto per questo verso Vespa: ci sono migliaia di persone nei nostri paesi, nelle nostre realtà produttive, nella stessa Università che ci guardano con l’aria superiore di chi pensa che siamo degli stupidi svogliati e sognatori. Eppure noi (e qualche raro sostenitore) sappiamo o dovremmo sapere che non è così. Non che la nostra laurea sia come moneta d’oro, ma perchè è solo un punto di partenza (per chi ovviamente, come dice Elena, sia disposto a mettersi alla prova con volontà e curiosità) per affrontare passaggi ulteriori. Secondo me il problema di fondo è proprio quello che dice Elena: la comunicazione è un campo troppo ampio, è una categoria che necessita di ulteriori specificazioni, che ognuno di noi deve avere la voglia di costruire attraverso le esperienze personali di ogni genere. E molte persone, anche culturalmente apprezzabili, non riescono a cogliere questo carattere del nostro tipo di studi: non riuscendo a far rientrare nel rigido schema della preparazione universitaria tutto ciò che si acquisisce con l’esperienza, automaticamente etichettano la preparazione universitaria stessa come scadente. Eppure molte persone sono arrivate in posti apprezzabili semplicemente sommando esperienze…è solo un’opinione ovviamente. Sarebbe bello continuare a parlarne, servirebbe da “terapia di gruppo” per cercare questa identità che tutti vogliono rubarci e di cui noi stessi, schiacciati dalla bassezza intellettuale di troppi boriosi “professionisti”, molto spesso evidentemente dubitiamo.
Ok,parliamone…Ma una domanda mi sorge spontanea?Cosa pretendiamo da questa Italia?Davvero pensiamo che basti un pezzo di carta per diventare giornalisti?”Scienze della comunicazione” vuol dire solo ambire a scrivere per un giornale?Sono una ragazza iscritta al terzo anno,parzialmente frequentante,mio malgrado,che ha scelto questa facoltà dopo ben 2 anni sabatici post-maturità!Ho scelto questo corso di studi perchè mi piace la comunicazione a 360°…anzi no,perchè oggi giorno la comunicazione si trova in un cerchio che non si chiude,infinito,che viene alimentato costantemente.E’più che altro una retta,una lista infinita…Penso che davvero questo corso possa diventare inutile ai fini lavorativi se banalizzato e concepito male dagli stessi studenti!Io stessa,finiti gli studi,mi sentirei inadeguata ad affrontare un lavoro con la sola preparazione universitaria,anche se superata con ottimi voti.Per questo credo che questo corso sia adeguato a personecreative,curiose,con il coraggio di puntare su stessi,creare un business e non sperare solo al lavoro statale,il famoso “posto fisso”,uno Stato non può essere un “pozzo senza fondo”,inesauribile e infallibile.Credo che uno studente di comunicazione debba avere mille interessi,fare corsi tra un esame e l’altro(grafica,fotografia…avete presente quel fattore potente e onnipresente chiamato PUBBLICITA’?)e lavorare! Sì,ragazzi…lavorare,entrare subito nelle dinamiche del mondo del lavoro e capire quello che ci attrae.Non avete idea di quante coe si imparano dalle persone,dalle situazioni,dall’osservare il mondo!Io dico NO alla standardizazzione e alla banalizazzione per puntare alla Personalizazzione del percorso universitario individuale…vince chi è più completo!